ALTRI SPETTACOLI

“La forsa de l’amore” 

di e con Andrea Giustacchini

Riflessioni umoristiche e semiserie sull’eterno tema dell’amore in uno spettacolo che utilizza diversi linguaggi teatrali per compiere quello che l’autore definisce un “viaggio dal ridicolo al sublime e ritorno.

“Il paese immaginario”

di e con John Comini

collaborazione al video di Andrea Giustacchini

Viaggio nei ricordi con immagini del paese e di vari personaggi caratteristici: èl Zanèla, le suore, i sacerdoti, la zia Orsolina, il dottor Rossini, le Acli, l’oratorio, le processioni, il fiume Chiese, il calcio, il grattacielo, il cinema Salone…

“Te recordett i temp endré”

con Santino Maioli, John Comini, Luca Lombardi, Andrea Giustacchini

Canzoni della tradizione popolare condite da racconti e battute in dialetto per trascorrere un’ora in allegria e leggerezza, perché, come cantavano Jannacci e Dario Fo “E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re

fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam.

“Chaplin, vita da cane”

con Luca Lombardi

scritto con John Comini

“Mi chiamo Chaplin, e la mia vita è stata un lungo percorso attraverso avventure, amore e libertà, un racconto intessuto con i fili sottili delle esperienze e dei legami che ho condiviso con voi, miei compagni umani. Le tracce delle mie zampe sono incise nei ricordi, nei cuori di coloro che hanno condiviso il loro cammino con me."

“Don Chisciotte”

di e con Andrea Giustacchini

L’attore racconta l’affascinante storia del Cavaliere dalla Triste Figura e del suo scudiero Sancio Panza e ripercorre le vie e i motivi del capolavoro di Cervantes intrecciando una serie di prestiti spettacolari che vanno dalla filastrocca alla ballata popolare, dal rap al circo, dal cabaret alla parodia.


di John Comini

con Andrea Giustacchini

regia di Peppino Coscarelli

collaborazione tecnica di Luca Lombardi e Sara Ragnoli

 

Uno spettacolo in ricordo della comboniana suor Liliana Rivetta, uccisa in Uganda il 10 agosto 1981, mentre stava percorrendo su una strada infestata da banditi armati, nel distretto di Karamoja per provvedere cibo e vestiti ai bambini bisognosi della sua missione di Amudat.

Si tratta di un racconto carico di pathos, a tratti commovente, interpretato magistralmente da Andrea Giustacchini, che ha sottolineato i vari passaggi della vita di questa religiosa comboniana che si è spesa fino alla fine per i bambini della sua missione. Si dedicò ai numerosi bambini rimasti orfani. Ascoltò il loro grido di aiuto e divenne la loro mamma sorridente e premurosa: li puliva, li abbracciava e baciava, li faceva volare e per loro cantava. Quando le scorte si esaurivano si nascondeva in cappella, prostrata sul pavimento per implorare Dio che provvedesse ai suoi affamati bambini. "Sarei pronta a pagare personalmente per lenire la sofferenza di questa gente".

Suor Liliana fa pensare a quella frase di Tagore “Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l’acqua, con la sua dolcezza, la sua danza, il suo suono.”

La gente del villaggio la chiamava “la suora dal dolce sorriso” e “quella dal cuore tenero”. Era sempre sorridente e felice della sua scelta. Vengono ricordate, oltre alla sua vita, le iniziative di molte persone, religiose e laiche, in favore delle popolazioni povere del mondo. Inoltre vengono proiettate le immagini di suor Liliana, dalla sua infanzia alla sua vita in missione, accanto ai suoi bambini.

con John Comini

Collaborazione al video di Andrea Giustacchini

Assistenza tecnica di Luca Lombardi e Peppino Coscarelli

Scritto e interpretato dal maestro John Comini, è una sorta di strana autobiografia sui risvolti  umoristici e paradossali della vita, che si configura come un viaggio umoristico nei ricordi, passando dai quadri familiari alla commedia umana del paese, dalle funzioni religiose ai giochi dell'oratorio, dalle disavventure  della colonia estiva agli esami di maturità, dal servizio militare al matrimonio con “l’attuale moglie”…

Trent’anni fa lasciava questa terra don Pierluigi Murgioni, sacerdote bresciano fidei donum, missionario in Uruguay rinchiuso e torturato in carcere con la «sola colpa di avere proposto con la parola e con l’esempio il messaggio evangelico di pace e di giustizia». Negli anni ’70 nei paesi latinoamericani retti da una dittatura militare, predicare il Vangelo significava essere considerato un pericoloso sovversivo. Il Teatro Gavardo, grazie al libro di Anselmo Palini “Dalla mia cella posso vedere il mare” (Ave Edizioni) ed a lettere e documenti di Pino Murgioni, fratello di don Pierluigi, ripercorre la storia di un sacerdote che nel respiro del Concilio maturò la scelta sacerdotale con lo sguardo missionario sul mondo. Imprigionato e torturato, nei cinque anni trascorsi in carcere don Pierluigi fu un punto di riferimento per gli altri detenuti che ammirarono la sua coerenza, la sua forza nel resistere ai soprusi, la sua dignità. Il 9 ottobre 1977 fu espulso dall’Uruguay, grazie all’interessamento di Papa Paolo VI, del Governo italiano e della Chiesa bresciana. Don Murgioni tornò in Italia ancora più convinto del fatto che quella del Vangelo e della nonviolenza fosse l’unica strada da percorrere. Riprese a svolgere il proprio servizio nella diocesi di Brescia: a San Faustino, poi a Ghedi (dove poi per ricordare il suo operato fu costituita negli anni Duemila l’Opera don Murgioni, poi divenuta Cooperativa e ora confluita nella Casa della Misericordia, che riunisce una serie di realtà operanti nel campo del volontariato) ed infine a Gaino e Cecina. Negli ultimi mesi di vita si dedicò alla traduzione in italiano del Diario di Oscar Romero con la postfazione di padre David Maria Turoldo. Pierluigi Murgioni morì il 2 novembre 1993, a soli cinquantun anni.