TEATRO CIVILE

DOV’E’ NIKOLAJEWKA?

Andrea Giustacchini in"Dov'è Nikolajewka?"

 Il sacrificio dei soldati italiani nella neve di Russia

Liberamente tratto dall'omonimo libro diMaurizio Abastanotti

Testo di John Comini

Musiche di Luca Lombardi

Regia di Peppino Coscarelli

Andrea Giustacchini interpreta la storia di un reduce dalla Campagna di Russia, dall'andata verso il Don sopra un treno carico di soldati ormai stanchi di guerra, alla steppa russa, desolata e infinita. Attraverso le parole del protagonista lo spettatore è immerso in una storia fatta da piccole vicende di vita quotidiana, da episodi cruenti o umanissimi, da generali e da soldati semplici, da cuochi e da addetti ai muli. Arriva l'attacco russo, con un potenziale d'urto sei volte superiore a quello delle nostre Divisioni (basti pensare che impiegarono 750 carri armati e i nostri soldati non avevamo né carri, né efficienti armi controcarro). Segue il racconto commovente ed emozionante della ritirata: tutti camminano, in una disperata lotta per la sopravvivenza, nel gelo (40 gradi sottozero…) e nella neve, nella speranza di una salvezza che pare impossibile, nel ricordo di una casa e degli affetti più cari. La marcia del Corpo d'Armata Alpino verso la salvezza fu un evento drammatico, doloroso ed allucinante, costellato da innumerevoli episodi di valore, di grande solidarietà, in cui i nostri soldati si batterono disperatamente, senza sosta, per 15 interminabili giorni e per 200 chilometri. E poi arriva Nikolajewka, un paese che ora non c'è più sulle carte geografiche… E c'è l'incontro con Don Gnocchi, cappellano degli alpini e fondatore, dopo la guerra, dell'opera Pro Juventute a favore dei ragazzi mutilati per cause belliche.Lo spettacolo è liberamente ispirato all'omonimo libro di Maurizio Abastanotti (Liberedizioni), ma con rimandi a Nuto Revelli, Giulio Bedeschi, Mario Rigoni Stern, Nelson Cenci, Carlo Chiavazza…Come già per "La guerra negli occhi" dedicato alla Grande Guerra, anche questo spettacolo può divenire una proposta per istituzioni, associazioni e scuole impegnate nel ricordo di una delle pagine più dolorose e umane della storia del nostro Paese. Qualcuno ha detto che ai giovani d'oggi la storia sembrerà scritta da un marziano. Ecco, noi vogliamo ricordare quella storia, affinché il sacrificio di quei giovani italiani non sia stato vano.

 

Un racconto commovente ed emozionante ad una voce sola, accompagnata dalla fisarmonica di Luca Lombardi ma resa maestosa dall'intrecciarsi di centinaia di storie, comparse e protagonisti. Tutti camminano, in una disperata lotta per la sopravvivenza, nel gelo e nella neve, nella speranza di una salvezza che appare impossibile, nel ricordo di una casa e degli affetti più cari.  Bresciaoggi 15/09/2012

  Uno spettacolo tragico e pudico, raccontato con la voce tremante di un soldato che ricorda la guerra e la disperazione di un esercito di alpini disarmati…. Corriere delia Sera 28 /8/ 2012

LA GUERRA NEGLI OCCHI

 “La guerra negli occhi”, scritto da John Comini e recitato da Andrea Giustacchini, è il racconto (in dialetto bresciano) di un soldato della Grande Guerra.Liberamente ispirato alle lettere dal fronte ma anche a libri come “Un anno sull’altipiano” di Lussu e “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque, la narrazione percorre alcuni episodi della vita di un semplice soldato, dalla trionfale partenza verso una vittoria che sembrava certa e rapida, alla tragica realtà della guerra di trincea.Insieme alle vicende del protagonista si intrecciano le storie di quattro suoi amici di paese, che per un verso o per l’altro rimarranno segnati per sempre dal dramma della guerra. I canti del coro “La Faita” fanno da colonna sonora al racconto, che è costellato da piccole vicende di vita quotidiana, da episodi cruenti come la decimazione o l’attacco contro la trincea nemica, da tocchi di umorismo e di umana solidarietà.

 

da "Valle Sabbia News" 9/5/2008

"La guerra negli occhi" è uno spettacolo che ti prende. Un mix singolare di sobrietà e di suggestioni forti. Un tavolo, una sedia e un corpo scarno, attorcigliato ad una voce intensa. Più indietro un semicerchio di ombre discrete. ....Pensi al carisma dell'interprete: ieratico e assorto, stentoreo e sommesso.Pensi alla magia del coro. Quella sublime armonia che ti fa lievitare sopra la crudezza della narrazione.Consideri anche l'abilità dell'autore e regista. Un testo in equilibrio tra citazioni colte e slang popolaresco, un'orchestrazione sapiente di suoni e di luci.Insomma, gira e rigira, gli elementi dello spettacolo giustificano l'apprezzamento e l'applauso convinto, ma non spiegano quell'appeal misterioso che un sabato sera ti fa rinunciare a una cena fra amici per ritrovarti a riascoltare da capo l'odissea bellica del Tone, del Bigio, del Cecco e dell'ineffabile Beppe, fante sciupafemmine, da Soprazocco-Gavardo.E' stato al ritorno, alla rotonda di Tormini che s'è dipanata la nebbia. ...E' stato il Deni(Andrea Giustacchini), con il suono delle parole a far vibrare il diapason del sortilegio che mi ha avvinto per quattro serate a riascoltare di tradotte e di trincee, di "Savoia!" e di decimazioni, di amici perduti e di amici ritrovati.Non era la storia, ma più semplicemente la modulazione del suo raccontare, le cadenze e il sapore del suo dialetto che intercalava, con naturalezza, i radi passaggi in italiano. Praticamente una sorta di mantra che pervadeva i sensi e parlava direttamente al cuore e alla mente. ...Pino Greco

 

dal "Giornale di Brescia" 14 febbraio 2009

L'EMOZIONE DELLA PAROLA NUDA

Semplice e intenso "La guerra negli occhi", in replica stasera a San Cristo. Da un bel libro da leggere, un emozionante spettacolo da vedere. In principio era Maurizio Abastanotti, un insegnante che, per cercare di rendere più coinvolgenti le lezioni di storia, pensò bene di documentarsi, leggendo alcune lettere di soldati bresciani spediti al fronte durante la Prima guerra mondiale. Da cosa nacque cosa, e le lettere consultate divennero dieci, cento, mille... Venne allora l'idea di ordinare parte di quel materiale in un libro, che uscì col titolo "A chi dimanda di me. Lettere e diari dei soldati valsabbini e gardesani alla Grande guerra"(libro andato letteralmente a ruba, tant'e vero che siamo già alla seconda edizione). Poi la palla passò nelle mani di John Comini del Teatro Poetico di Gavardo, che diede al contenuto del libro una veste teatrale, portando il tutto in palcoscenico con il titolo "La guerra negli occhi". Dopo alcune repliche proposte qua e la in provincia, ospite del Festival della Brescianità, l'altra sera "La guerra negli occhi" è andato in scena nella chiesa di San Cristo, in via Piamarta in città. Anche se dal punto di vista tecnico non offre nulla di innovativo (un solo interprete, Andrea Giustacchini, che entra, si siede, appoggia i gomiti su un tavolino e inizia a raccontare), proprio l'essenzialità della scena esalta l'intensità della recitazione e l'emozione che trapela dal testo. Anche facendo ricorso ad un pizzico di ironia, racconta ordinarie storie di guerra, cioè storie di ordinarie e quotidiane tragedie: soldati che partono dalla Valsabbia perché obbligati a farlo; altri che si arruolano come volontari... Tutti, però, una volta arrivati in trincea, si trovano a fare i conti con l'inferno della guerra, con assalti insensati ai nemico, amici che cadono feriti a morte… Bravissimo Andrea Giustacchini, che, narrando in dialetto valsabbino, riesce a tenere il pubblico inchiodato alla sedia per un'ora abbondante. gaf


LETTERA A DON MILANLETTERA A DON MILANI

Andrea Giustacchini

Luca Lombardi

Paola Rizzi

 

in

 

"Lettera a don Milani" 

Scritto da John Comini

Scenografia di Sara Ragnoli

Regia di Peppino Coscarelli

 

Si tratta di un affettuoso ricordo di don Lorenzo, una persona piena di entusiasmo e di contraddizioni, capace ancora oggi di suscitare interrogativi dentro la chiesa, nella società e nel mondo della scuola. Si racconta di Lorenzo Milani, che da uomo proveniente dall’alta borghesia fiorentina, divenuto sacerdote scopre Gesù nei fratelli, quelli più poveri, in una società in trasformazione qual era quella italiana del dopoguerra. Si racconta il suo modo di essere prete, sempre dalla parte degli ultimi, degli oppressi degli sconfitti. Si racconta il suo modo di essere maestro, di offrire gli strumenti culturali di base per capire, di condurre l'allievo in un cammino dove non esistono certezze, bensì il primato della coscienza. Si raccontano le sue opere (Esperienze pastorali, Lettera a una professoressa, L’obbedienza non è più una virtù, Lettere alla madre). Si racconta il suo rapporto conflittuale all’interno della Chiesa, che amava. È impossibile condensare in un’ora la vita di don Lorenzo Milani. Noi ci proviamo, anche con il sorriso, ed è anche un modo per dire grazie a don Lorenzo e a tutti quelli che credono nella scuola.

QUI TRA LE ROCCE E IL CIELO

Andrea Giustacchini  in

QUI TRA LE ROCCE E IL CIELO

La Grande Guerra in montagna

Testo di John Cominiliberamente tratto dal libro di Maurizio Abastanotti"Del mio lungo silenzio"

Musiche originali di Luca Lombardi

Video di Sara Ragnoli

Regia di Peppino Coscarelli

Dopo  le  70  repliche  de  "La  guerra  negli  occhi"  tratto  dal  libro  (giunto  alla terza edizione)    "A chi dimanda    di me" di    Mauro Abastanotti (Liberedizioni),   Andrea   Giustacchini   torna   a   raccontare   la   storia   dei nostri  soldati  in  quella  catastrofe  che  fu  la  Grande  Guerra.  Il  racconto percorre  tutti  gli  anni  della  guerra,  da  quando  l'Italia  era  neutrale  (1914)  all'entrata  in  guerra,  fino  alla  vittoria  finale  ed  al  ritorno  a  casa.  Il protagonista  della  vicenda  è  un  ragazzo  delle  nostre  valli,  che  abita  in  un  piccolo  paese,  lavora  nei  campi  ed  è  innamorato  di  una  ragazza. Quando viene arruolato nel Corpo degli Alpini, si trova in poco tempo a combattere la guerra in montagna: ogni cima, ogni ghiacciaio, ogni crepaccio, ogni roccia, sono una sfida assoluta: freddo intenso, fatiche inenarrabili, condizioni penose.I  nostri  alpini,  caricati  fino  al  limite  delle  forze,  con  marce  di  15  ore,  attraversano  ghiacciai  e  salgono  fino  a  quote  di  oltre  3000  metri, portando  la  paglia  per  dormire.  Il  traino  di  un  enorme  cannone,  la  costruzione  di  gallerie  nel  ghiaccio,  l'arrampicarsi  sui  ripidi  canaloni della  dorsale  rocciosa,  anche  con  scale,  tra  passerelle  di  corde  sul  vuoto,  sotto  il  rombo  dei  cannoni  e  delle  mitragliatrici  degli  austriaci  in posizione  più  alta,  dormendo  all'addiaccio.  Stare  di  guardia  sulle  vette,  per  di  più  mal  ricoperti,  è  uno  dei  più  duri  sacrifici,  soprattutto  di notte  e  nelle  albe  gelide  per  la  tormenta;  quando  i  sensi  sembrano  impazzire  davanti  al  vuoto  e  lo  sguardo  sembra  non  trovare  un  punto su cui posarsi…C'è poi l'insidia delle valanghe che in un attimo ti travolgono e ti seppelliscono.Il  nostro  protagonista  diventa  innocente  testimone  della  tragedia  della  guerra,  combattuta  con  il  sangue  di  tanti  piccoli  grandi  uomini come lui.Entrambi  gli  eserciti  sferrano  attacchi  dai  promontori  e  dalle  sporgenze  rocciose,  arrampicandosi  e  calandosi  carichi  di  granate  e  bombe  a mano  da  lanciare  sui  nemici.  Intanto,  il  freddo,  le  slavine,  le  malattie  e  la  fame  proseguivano  il  loro  lavoro  uccidendo  chi  non  moriva  in altro  modo.  Morti  inutili,  condizioni  penose…  Per  fortuna  ha  alcuni  compagni  d'arme  con  i  quali  condividere  ogni  giorno  (che  può  essere l'ultimo),  dividere  il  rancio,  ed  una  lampada  a  petrolio  in  cui  scrive  commoventi  lettere  alla  sua  morosa,  nel  freddo  delle  notti  trapuntate  di stelle….  Ma  c'è  anche  lo  scambio  di  auguri  con  i  nemici,  poveri  soldati  travolti  anche  loro  da  quell'immane  tragedia.  E  le  lettere  che  non giungono, a causa della censura che stende un velo sugli orrori della guerra, enfatizzando solo gli eventi positivi…Attraverso  le  toccanti  parole  del  protagonista,  che  racconta  la  verità  umana  della  guerra,  il  pubblico  è  immerso  in  una  storia  in  cui  a momenti lancinanti si affiancano episodi di toccante umanità e anche di sano umorismo. Lo  spettacolo  è  liberamente  ispirato  al  libro  di  Maurizio  Abastanotti  "Del  mio  lungo  silenzio"  (Liberedizioni),  ma  con  rimandi  a  Lussu, Gadda, Ungaretti e a Remarque (l'autore di "Niente di nuovo sul fronte occidentale").Come  già  per  "La  guerra  negli  occhi"  e  per  "Dov'è  Nicolajewka?"  ,  anche  questo  spettacolo  può  divenire  una  proposta  per  istituzioni, associazioni e scuole impegnate nel ricordo di una delle pagine più strazianti e umane della storia del nostro Paese.


IL COLORE DELLA PIOGGIA

Andrea Giustacchini in

Il colore della pioggia La storia di un uomo in Piazza Loggia il 28 maggio 1974

 Liberamente ispirato all'omonimo fumetto di Chiara Abastanotti e Chiara Onger

Adattamento ai testi di John Comini

Musiche originali di Luca Lombardi

Regia di Peppino Coscarelli

Collaborazione tecnica di Sara Ragnoli

 Un giorno di maggio un signore con l'ombrello parte in corriera dal suo paese per andare a Brescia: deve acquistare un vestito per le sue prossime nozze. E' la mattina di martedì 28 maggio 1974 e piove. Il signore con l'ombrello racconta quella giornata, ricorda voci, rumori. Percorre i portici di Corso Zanardelli e Piazza Loggia, poi ad un tratto sente uno scoppio. Il tempo pare sospeso: vede le disperate immagini di piazza della Loggia, di quelle vittime. Testimone inconsapevole di uno dei fatti più tragici della nostra storia italiana, si trova immerso in un fiume di gente che grida, che piange, che si domanda le ragioni di tanto male. Ritornerà a casa con negli occhi e nel cuore il ricordo indelebile di quella strage. Lo spettacolo è dedicato alla memoria delle vittime e a tutti coloro che cercano la giustizia


WANTED GARIBALDI

"WANTED GARIBALDI" con Andrea Giustacchini

e con Peppino Coscarelli

musiche dal vivo di Luca Lombardi

scritto da John Comini

 Sono 1200 le lapidi in Italia che testimoniano che in quel luogo Giuseppe Garibaldi passò, dormì o parlò. Una figura complessa la sua, trasformato in monumento dalla retorica, di cui non è semplice parlare. Il Teatro Poetico Gavardo ci prova con "Wanted Garibaldi", la narrazione allegra, scanzonata, a volte amara, della vita di un uomo chiamato da qualcuno Eroe dei due Mondi e da altri brigante, corsaro o anche peggio. Lo spettacolo racconta le battaglie, i trionfi e le delusioni, gli amori e i matrimoni del Generale, dalla nascita a Nizza all'Impresa dei Mille alla morte a Caprera. Si parla di Anita, del Re Vittorio Emanuele, di Cavour, del Re Francesco II, di Bixio e dei garibaldini…Si parla anche delle donne di Garibaldi, chiamato anche L'Amante dei due mondi. "Wanted Garibaldi" vuol essere uno spettacolo dinamico e leggero, tocca aspetti celebri e inconsueti del Generale, narra luci e ombre, successi e contraddizioni.Uno spettacolo per niente celebrativo, in ogni caso.I fatti storici tratti da Montanelli a Smith, da Petacco a Fracassi, da Goldoni a Biagi, da Socci a Wilkipedia… sono ricostruiti in modo da rendere avvincente la narrazione, suscitare negli spettatori - anche con l'utilizzo delle musiche e delle sagome- la curiosità verso fatti che sembrano lontani nel tempo.Dopo il successo di "La guerra negli occhi" (tratto da "A chi dimanda di me" di Maurizio Abastanotti, raccolta di lettere dei soldati della Grande Guerra) questo spettacolo è collegabile alla presentazione del nuovo libro "Il Garibaldino nella foto. Storia di un contadino in camicia rossa", sempre di Abastanotti (Liberedizioni).Allo spettacolo è stata assegnata la medaglia del Presidente della Repubblica  in occasione del 150° dell'Unità d'Italia.